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Apollo 13: scopri la verità dietro il film di Ron Howard e la missione spaziale autentica

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Il film Apollo 13 di Ron Howard racconta con abilità situazione di crisi e ingegno umano, catturando l’attenzione degli spettatori con una drammatizzazione equilibrata. Nonostante sembri un disastro imminente, è diventato un simbolo di successo nella gestione delle emergenze spaziali. Attraverso una narrazione avvincente e accurata, se pur con alcune libertà creative, il film riflette su uno dei momenti cruciale della storia della NASA. Scopri come la realtà e la finzione si intrecciano nel raccontare questa impressionante vicenda.

La storia vera dietro il film Apollo 13

I segni preoccupanti prima del lancio

Gli eventi inquietanti che precedettero il decollo dell’Apollo 13 furono numerosi e il film di Ron Howard li rappresenta in modo accurato, sebbene vi siano delle modifiche. Il lancio avvenne l’11 aprile 1970 e fu caratterizzato da un problema al motore centrale del razzo Saturn V, che si spense e dovette essere compensato dall’incendio degli altri motori per più tempo del previsto. Questa situazione è fedelmente rappresentata nel film, ma con l’aggiunta di una luce lampeggiante che nella realtà non si attivò. Queste scelte stilistiche contribuirono a rendere il lancio più drammatico e coinvolgente per gli spettatori.

Durante questa parte del viaggio, l’equipaggio suonò una melodia dopo il lancio, Il film sostituisce la vera musica, il tema di 2001: Odissea nello spazio, con un’altra canzone per mantenere il ritmo emotivo crescente prima degli eventi più critici che accaddero il 13 aprile.

L’esplosione e le sue drammatiche conseguenze

L’Apollo 13 è ricordato per la frase iconica: “Houston, abbiamo un problema”, che venne modificata per aumentare l’impatto drammatico. Nella realtà, Jack Swigert disse: “Ok, Houston… Credo che ci sia stato un problema”, seguito dalla conferma di Jim Lovell. Questi cambiamenti, pur minimi, accentuano l’emergenza della situazione e rendono la narrazione più coinvolgente per il pubblico.

I film tendono a drammatizzare gli eventi reali per mantenere l’attenzione, facendo sembrare che molte soluzioni vennero inventate sul posto. Il programma di simulazione della NASA aveva già preparato gli astronauti a simili emergenze, e molte delle soluzioni trovate erano già state testate in addestramento.

Il rientro e la conclusione della missione

Nella parte conclusiva, degli ingegneri della NASA lavorano per garantire che l’equipaggio possa utilizzare in modo efficace le risorse limitate per il rientro. La drammatizzazione di queste attività, con l’ingegnere John Aaron e Ken Mattingly che lavorano instancabilmente, aggiunge suspense alla vicenda. La reale coordinazione di persone singolarmente contribuisce alla riuscita nei momenti di crisi. Anche in questo caso, una narrazione più diretta e collettiva avrebbe potuto risultare meno interessante nel contesto cinematografico.

Il film termina con il rientro dell’equipaggio, ma con un blackout radio di quattro minuti rispetto ai sei minuti e mezzo della realtà, a causa dell’angolazione di entrata errata. La celebre frase di Lovell nel film: “Houston, qui Odyssey, è bello rivedervi”, è una creazione cinematografica per aumentare la carica emotiva rispetto al semplice “Ok, Joe” di Swigert nella vita reale.

Modifiche narrative di Ron Howard

Apollo 13 mantiene intatta la tensione e l’entusiasmo bilanciando realtà e finzione. Ron Howard ha apportato cambiamenti che vanno dalle riformulazioni di dialoghi a significative revisioni storiche. Queste modifiche aggiungono drammaticità, creando un racconto avvincente e, pur discostandosi dalla realtà, offrono al pubblico un’esperienza immersiva ed emozionante.

La scelta di enfatizzare l’incertezza e il caos permette allo spettatore di connettersi in modo più profondo su un livello umano, rendendo Apollo 13 non solo un grande successo cinematografico, ma anche un’opera che continua a riscuotere consenso da parte di appassionati di tutte le generazioni.

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